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La, Panchina.

La panchina, è una panchina.

Osservazione minuziosa di una seduta: di norma ricollegata a un momento di pausa è, nell’immaginario condiviso, un artefatto composto da assi di legno in armonica disposizione, atto al confortevole appoggio di natiche e schiena.

Consuetamente predisposta in uno spazio pubblico, la panchina, spesso abitata da due o più natiche, rappresenta un luogo di socialità, di incontro, di confronto. Non escludentemente tra conoscenti.

Al momento non ci sono eventi

Quello che avete letto sopra è un piccolo estratto del testo. 

Spiegare da dove nascono e di cosa parlano gli spettacoli non è mai semplice.. se, ad esempio, vi dicessimo “siamo partiti da una panca”, la vostra legittima voglia di saperne di più sarebbe appagata?

Forse no. E allora ci faremo aiutare dalla sintesi.

 

Questo è uno spettacolo a quadri. Cosa vuol dire.. vuol dire che il suo fluire non gira tanto attorno alla storia dei personaggi, ma predilige, invece, lo sviluppo di un tema.

Sia chiaro, per noi una storia c’è.

Ma diciamo che la sua eventuale lettura è lasciata più alla vostra fantasia che non alla messinscena.

Qual è questo tema, allora?

Da tempo ci domandiamo il senso dell’aspettare. L’attesa. A noi sembra spesso di aspettare qualcosa. Di stare. Di depositarci su una panchina, una sedia, una panca e attendere che qualcosa arrivi; un evento, l’uomo forte, il momento giusto per potersi alzare.

E ultimamente ci guardiamo attorno e, in questo frastuono confuso che è il giorno d’oggi, vediamo la stessa cosa. Affannarsi per fare rumore e non cambiare nulla. 

 

Ecco. Forse questo lavoro parla proprio di questo. Lo fa a quadri perché non abbiamo risposte, perché alla meglio abbiamo punti di vista. 

Il tema vi ricorda alla lontana Beckett? può essere

Avete riconosciuto nell'incipit un’assonanza con Gaber? meglio così

L’immagine della panchina su un palco vi fa venire in mente Ale e Franz? perfetto. 

 

Ma è necessario ricordare che Stendap, non è come sembra.

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